Tuesday, October 03, 2006

ASHANTI E IL LEONE (3 0ttobre 2006)

Il leone scorrazza per il deserto, mordicchiando il sonaglio ai cobra che se la filano immediatamente nelle viscere della terra. Non è pericoloso, in realtà, ha solo voglia di giocare ma le leonesse del suo harem sono troppo impegnate con i cuccioli per dargli retta e così si diverte ad organizzare qualche fantasiosa incursione in giro per il vasto mondo, che so, a spaventare i cammelli delle carovane, comparendo all'improvviso, o a tuffarsi nelle acque dell'oasi per spruzzare i beduini e farli incazzare. Se gli mandano una maledizione troppo pesante, però, ruggisce di malumore. Un re è pur sempre un re, anche quando si comporta da pagliaccio.
Alla fine, vedendo un tuareg corrergli dietro con uno spiedo, sua maestà decide di eclissarsi e s'inoltra nel deserto. Si perde. Ben presto comincia a sbuffare ed a sbadigliare intorpidito. Che caldo! E com'è monotono il paesaggio... ehi, non ci sono punti di riferimento, qui? Uffah, non è mai stato troppo bravo ad orientarsi: la caccia di solito viene condotta dalla femmina anziana del branco e lui si acquatta dietro un cespuglio, fingendo di dirigere le operazioni. E un re, no? Debbono faticare gli altri.
All'improvviso il leone si accorge di essere seguito da una guerriera. La figura alta e snella di quest'ultima si staglia tra le dune rosse ed il cielo turchese. Si chiama Ashanti ma la chiamano Maha, la gazzella. La gazzella nera. Porta i capelli corti ed intrecciati in sottilissimi ghirigori sul cranio. Si muove agile e svelta sulla sabbia rovente. E palleggia una lancia...

Com'è bella - pensa il leone.

Si accovaccia buono buono, sbattendo la coda e innalzando un mulinello di polvere. Ashanti si rende subito conto che non è cattivo. Conficca la sua zagaglia a terra ed immerge le mani nella criniera fulva del grande predatore che socchiude languido gli occhioni. Fa le fusa e, dopo tutte le chicche dell'universo, le lecca di straforo un capezzolo troneggiante su un turgido seno del colore della notte: la gazzella nera gli sorride indulgente, mostrando due fila di denti più bianche e tersi dell'avorio. Uno splendore diaspro circondato, poi, da quelle sue labbra sensuali!

"Micione, bel micione!"

Il leone si mette a pancia in su, sollevando le zampe indifeso, e si lascia solleticare dalla sua nuova amica. Ha un tocco dolcissimo... oho! Rrrrr... rrroarr! Ohoo!... E' meglio di quando fa ruggire di piacere le leonesse... 'mbhè quasi meglio, adesso non esageriamo.
Tornano ad abbracciarsi: il corpo d'ebano, atletico e flessuoso, dell'una avvinghiato attorno alla possente muscolatura ed ai tremendi artigli dell'altro. La gazzella e la belva rotolano, giocano, s'inseguono ma, al tramonto del sole ed al sopraggiungere del gelo, allorché la tarda ora consiglia ad entrambi la separazione, si salutano tristi.
Di giorni così non ce ne sono molti.

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