Friday, November 10, 2006

I MUZZUPAPPINI

In epoca romana i Muzzupappini vivevano tra i monti della Sila. Erano un popolo di piccoletti ma così piccoletti che chi raggiungeva il metro e trentanove veniva considerato un vero gigante ed i bambini gli facevano il girotondo intorno, domandandogli che tempo facesse lassù. Ad ogni modo supplivano a questo limite con la tenacia e l'industriosità. L'organizzazione era il loro punto di forza: in meno di un'ora una squadra di Muzzupappini poteva edificare una palafitta. Coordinati alla perfezione, ognuno aveva il suo compito e lo espletava egregiamente. Chi segava tronchi, chi sfoltiva rami, chi tirava su pali, gridando oh-issa (!). Erano, poi, rapidissimi nei movimenti: saltavano di qua e di là, correvano a scegliere lo strumento più adatto per le bisogna e, se incontravano un ostacolo impegnativo, come un cespuglio, si mettevano uno sopra all'altro e lo superavano tutti insieme.
Per darsi il ritmo, di solito, cantavano una canzoncina:

Non c'importa se il lavoro è duro
Noi tiriam su un gran muro
Ci basta qualche chiodo ed un martello
Perché piccolo è bello!!!

L'unico elemento perturbatore della laboriosa esistenza dei Muzzupappini era rappresentato dalle Muzzupappine. Tappette e paraculette non si lasciavano mai sfuggire l'occasione di combinar guai, soprattutto le più giovani che erano delle autentiche birbe. Con la maturità, magari, mettevano la testolina a posto e si accasavano con il promesso sposo, se questi ce l'aveva fatta a sopportarle fino a quel momento. Si diceva, infatti, che la miglior dote di un muzzupappino innamorato fosse la pazienza.
Caratteristico il rito con cui si arrivava alla promessa matrimoniale: per le feste di primavera i maschi interessati costruivano tante barchette colorate e, prima del raccolto, le mandavano in acqua. Ogni ragazza doveva scegliere quella che reputava più carina o più solida e, quindi, ci saltava sopra. Il realizzatore del natante la seguiva subito (onde evitare che cambiasse parere) e tutti e due cominciavano a remare per risalire la corrente. E' noto come tra le Muzzupappine ci sia sempre stato un vivace scambio d'informazioni per sapere chi avesse costruito che cosa.
I Muzzupappini, in generale, erano abbastanza pacifici ma, se si facevano saltare la mosca al naso, intraprendevano fior di guerre contro i vicini (!). In effetti, al confine settentrionale del loro territorio s'erano stabilite alcune comunità galliche con cui non si riusciva proprio ad andar d'accordo. Le Celte, spilungone e smorfiose, non davano confidenza a quei piccoletti che se ne avevano a male ma, dall'altra parte, c'era più di una muzzupappina che se la spassava alla grande con qualche bel titano biondo e ti sfornava pure due o tre marmocchietti di media statura, recando grave scandalo.
Un giorno Muzzupappini e Celti si dettero appuntamento in pianura per regolare i conti una volta per tutte.
I guerrieri del nord giunsero per primi. Aspettarono per un po' ma i nemici non si decidevano a comparire. Aspettarono ancora ed ancora: niente da fare!

"Tu li vedi?" - domandò il capo della spedizione al suo braccio destro.
"Boh! - rispose l'altro, schermando gli occhi ed aguzzando la vista - Per me, oggi, non vengono. Faremmo meglio a tornarcene a casa."
"Siamo qui!!!" - urlava, nel frattempo, l'armata dei Muzzupappini sotto di loro.
"Eppure mi pare di udire qualcosa."
"Dici?"
"Siaaamoooo quiiiii!"

Il problema era che i Celti stavano guardando ad altezza d'uomo (d'uomo celtico) e non si accorgevano della presenza di un battaglione di nanerottoli che agitavano minacciosi mazze e clave. Non se ne usciva. Alla fine, i biondoni fecero dietro-front ed i Muzzupappini incazzati neri presero ad insultarli:

"Alti alti e fregnoni!"

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