LA SCOPERTA TOPOGRAFICA
Quando il papi aveva regalato a Luigino la maschera con il boccaglio e le pinne, si era voluto accertare che il cicci avesse davvero compreso l'importanza di quel dono e così gli aveva detto:
"Ricordati, Luigino, che i tesori più belli si trovano in fondo al mare."
La successiva, ineluttabile carezza intendeva proprio sottolineare l'importanza del momento, una sorta di rituale di passaggio celebrato sotto l'ombrellone.
In effetti, Luigino si rese subito conto delle potenzialità dei mezzi a sua disposizione ed iniziò ad esplorare coraggiosamente i fondali degli abissi (a non più di dieci metri di distanza dalla mami). Quell'estate, comunque, trovò una conchiglia enorme. S'imbatté in una tartaruga vecchia e lenta. Ingaggiò una fiera battaglia contro un pesce drago che pensava di poter morire in pace vicino al tratto di costa dov'era nato ma che con ogni evidenza aveva commesso un errore di valutazione.
Un giorno, verso la fine delle vacanze, il cicci decise di eludere la sorveglianza della mami e nuotò oltre l'ultimo faraglione. Quindi, andò ad infrattarsi in un'insenatura sconosciuta e... all'improvviso, in quel verde universo liquido, si accorse che c'erano delle gambe. Due gambe tornite, levigate e sode. Le circumnavigò con attenzione e, alla fine del giro, riemerse e ciò che vide fu come una rivelazione (!): un caldo intreccio di riccioli mori setosi fradici che gli comunicarono un senso di assoluta vertigine, di benessere e di eccitazione. Quella massa pelosa scomposta ed indecifrabile, in particolare, si produceva in uno sbuffo un po' barocco proprio sopra una piega a forma di V, come un arzigogolato bocciolo rosa appena dischiuso nella carne biancolattea di quel florido ventre.
Più tardi Luigino corse dal genitore, ciabattando con le pinne sulla sabbia e gridando a gran voce:
"Papi papi, i tesori più belli si trovano fuori dal mare, sulla terra!!!"
"Ricordati, Luigino, che i tesori più belli si trovano in fondo al mare."
La successiva, ineluttabile carezza intendeva proprio sottolineare l'importanza del momento, una sorta di rituale di passaggio celebrato sotto l'ombrellone.
In effetti, Luigino si rese subito conto delle potenzialità dei mezzi a sua disposizione ed iniziò ad esplorare coraggiosamente i fondali degli abissi (a non più di dieci metri di distanza dalla mami). Quell'estate, comunque, trovò una conchiglia enorme. S'imbatté in una tartaruga vecchia e lenta. Ingaggiò una fiera battaglia contro un pesce drago che pensava di poter morire in pace vicino al tratto di costa dov'era nato ma che con ogni evidenza aveva commesso un errore di valutazione.
Un giorno, verso la fine delle vacanze, il cicci decise di eludere la sorveglianza della mami e nuotò oltre l'ultimo faraglione. Quindi, andò ad infrattarsi in un'insenatura sconosciuta e... all'improvviso, in quel verde universo liquido, si accorse che c'erano delle gambe. Due gambe tornite, levigate e sode. Le circumnavigò con attenzione e, alla fine del giro, riemerse e ciò che vide fu come una rivelazione (!): un caldo intreccio di riccioli mori setosi fradici che gli comunicarono un senso di assoluta vertigine, di benessere e di eccitazione. Quella massa pelosa scomposta ed indecifrabile, in particolare, si produceva in uno sbuffo un po' barocco proprio sopra una piega a forma di V, come un arzigogolato bocciolo rosa appena dischiuso nella carne biancolattea di quel florido ventre.
Più tardi Luigino corse dal genitore, ciabattando con le pinne sulla sabbia e gridando a gran voce:
"Papi papi, i tesori più belli si trovano fuori dal mare, sulla terra!!!"